Mario Soldati by Luca Malavasi

Mario Soldati by Luca Malavasi

autore:Luca Malavasi [Malavasi, Luca]
La lingua: eng
Format: epub, azw3
editore: Il Castoro Editrice
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


FOT. 44

«La vita è un bluff» e «Il bello dei viaggi è che ogni tanto ci si perde», si dice nel film, e sembra il motto di tanto cinema di Soldati: ma questa volta, a contatto con un nuovo contesto storico, politico e culturale, il regista aggiorna la sua poetica dello sconfinamento identitario e dell’indeterminatezza soggettiva chiudendo su uno scambio di persona che se da un lato ricorda i tanti giochi di travestimento, duplicazione e sdoppiamento che attraversano la sua filmografia, dall’altro manifesta molto bene la coerenza del suo percorso e l’elasticità della sua poetica. Disteso e ferito su una barella, il piccolo Fabrizio disconosce il padre, artefice involontario del suo ferimento, e stringe la mano del reduce antifascista Tembien, interpretato da Pietro Germi (che si ricorderà del film per il suo Il cammino della speranza, 1950), di cui diventa simbolicamente figlio, prendendo il posto del bambino dell’uomo, morto a causa della guerra, e che ha lo stesso nome e la stessa età di Fabrizio, quasi fosse un suo sosia (fot. 45). Irreale e teatrale, l’happy end prende nettamente le distanze dai finali tragici e aperti dei monumenti neorealisti, in cui i bambini devono fare i conti con dei padri imperfetti (Ladri di biciclette, 1948), con la solitudine di un abbandono epocale (Sciuscià, 1946) o con l’impossibilità storica di continuare a vivere (Germania, anno zero, 1947). Così come il viaggio, segnato da una serie di soste in cui si misura la progressiva distanza dall’Italia (per cui il repertorio canoro del Tunisino passa dalle canzoni francesi, in Italia, a quelle napoletane in prossimità del confine), non ha nulla a che vedere con i percorsi vuoti e senza orientamento dei “regazzini” neorealisti ma si trasforma in una “picaresca” via crucis in cui, a poco a poco, i travestimenti cadono, le identità si svelano e la verità si impone. E significativamente il regista fa una brevissima comparsata, quasi tutta di spalle, nel ruolo di un commissario di polizia. Lontano dall’Italia e dai suoi neorealismi.



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